VIAGGIO INVOLONTARIO
Frammenti dal libro
a cura di Benedetto Gusano
Questo libro è stato stampato
per la quarta edizione di
Comunicare fa male
Fivizzano - luglio e agosto 1999
Laura Del Bono
7 GIUGNO 1999
[Non so se questa lettera catturerà mai l'attenzione di qualcuno, ma erano anni che non scrivevo e ne ho sentito un bisogno tale da rifarlo. Se verrà pubblicata sarà un'inaspettata sorpresa... Se non sarà così rimarrà il mio 7 giugno 1999... Non sono una "scrittrice", forse ho una penna annoiata oppure potrei essere una "grafomane incapace di silenzio". Non ho la presunzione di essere nessuno, neanche me stessa in realtà.] *
Non riesco a capire il significato di questo continuo farsi giorno e farsi notte... come se il sole o come se la luna. Non vedo il sangue nelle vene né con la luce né con l'ombra, è l'immobilità degli eventi che mi fa paura. Tutto sembra destinato a rimanere uguale, ma perché dovrei essere io ad alzarmi da questo letto, non ho chiesto di esistere e non chiedo di morire, eppure Aria o Materia decidono per me. Ora "vivo" domani "no". Stare in piedi, camminare, tutto tempo che levo ai miei sogni, nei sogni mi proteggo. Nella vita sono più astratta e trasparente, le altre persone più brutte e sconsolate, fanno male alla fantasia ogni volta che aprono bocca. Nei miei sogni sei un venditore di caramelle. Ma mi daresti più veleno tu che un serpente e il terrore che riparlandoti questo avvenga, mi tiene lontana. Fortuna tua o fortuna mia... Non mi frega niente ora, che la vernice nera tinge i polmoni mentre le mani vorrebbero staccare lo stomaco per fare un po' di posto a questo corpo "pieno". Mi mordo la pelle pensando che l'indomani si colorerà di viola, pensando che già una volta sono stata così male e mi ero ripromessa di non esserlo più. Abbandono i fili di piedi, gambe e braccia, l'arancione delle unghie mi riporta alla voglia di vomitare che ho e se chiudo gli occhi... sono già fuggita da tutto questo. Non svegliatemi. Le farfalle nella testa possono salvarmi. Sei la voce che accompagna i pensieri, certi attimi la chiave di brevi sorrisi, cosa puoi fare ora che tutto è così pesante e gobba la schiena si ritrae su se stessa, l'urlo profondo viene ucciso quando arriva nella gola e sputo sulla sigaretta che lenta si spenge un po' come me. Gratto la testa e lecco la carne, mentre mi accorgo che sul mio corpo non c'è traccia di un osso, vibrazioni di vita si fanno sentire, continuo a respirare per abitudine, ma non chiedo di morire, ancora no. Verde bottiglia è l'unico colore che mi viene in mente, scopro di aver perso una mia qualche "unicità", più figure ora si sovrappongono in un corpo solo e neanch'io so decidere. Il "branco" mi accompagna, ma con la triste consapevolezza che un tempo ero io ad accompagnare il branco. Non sono mai stata capace di guardarti negli occhi, eppure ho un'immagine di te che governa i pensieri. Mi allontani dal mondo in maniera così astratta e veloce che mi sembra di non essere mai stata qui e il piacere di una sigaretta è così intenso e importante da riportarmi a quello che mi sto perdendo, mentre tutti parlano e la musica li accompagna, gli odori svaniscono o anche se ci sono non impediscono niente.
Penso a quando vedo il sole tra le due grandi montagne... domina il cielo e si riflette nell'acqua; sono lontana da quello che posso vedere, ma vicina a quello che posso pensare... perciò non posso essere il sole, il cielo o l'acqua, ma sono tra le due grandi montagne, vita e morte, dipende da me decidere di cambiare il "quadro" e addormentarmi su una di esse. Sarebbe più facile invece se fossi il sole, il cielo o l'acqua, se fossi per gli altri quello che tu sei per me, se fossi per me quello che tu sei per me. A volte spero di poter cambiare il mondo, a volte mi basterebbe cambiare solo me e mi sento piccola al desiderio, vorrei vivere una vita intera, invece vivo pochi attimi intensi che sono a metà strada per trasformare la mia esistenza in qualcosa di speciale. Mentre tu diventi un gioco, uno scacciapensieri, quando mi avvicino troppo, vorrei non farlo, ho paura che se riesco a toccarti scoppierai come una bolla di sapone. Sei forza e sensazione, purtroppo dimensione comune, favola e mistero, nella quale un po' mi spingo dentro, un po' mi tengo fuori. Ora come ora ho bisogno di questo, di vivere un qualcosa che non è la mia vita, dell'illusione di riuscirci. Sono libera e non ho limiti, non ho paure, eppure sono maledettamente insoddisfatta e "mi è d'offesa questa di tutti vita".
Ti devo chiedere scusa per una cifra di cose...
E ora più che mai rimpiango i giorni in cui si girava in motorino per la campagna, itinerario Bulldog-Baraonda, "mangiaetromba", mare, casa. Per quella storia che mi bastava, per una birra imbevuta d'acqua, gli occhi neri, il naso sempre chiuso, i piedi insabbiati. Si strimpellava il chitarrino, si preparavano le voci e si guardava dormienti il mare, casa. Si passavano le stesse sere, con le stesse chiacchiere, con la stessa gente, con gli stessi "razzi" che veloci passavano... la radio tra le mani, tra le gambe, i cd nello zaino, fedele amico porta-oggetti indispensabili, a volte semplice copri-culo. UFF... soltanto nel descriverle, queste vecchie serate mi annoiano, allora perché mi mancano... probabilmente si cresce e si finisce che tutto ci annoia? non lo so, ma ora è triste il tempo. Soprattutto la notte, mia strega fatata che aspetto desiderosa. Son sei mesi che ho tagliato i ponti, lascio perdere l'itinerario... addirittura il mare e la casa, ci vivo più poco qui dentro da quando mia madre ha sbarellato di testa e allora calcolo gli orari nei quali non c'è e finalmente posso dormire, se no si salta, anche due notti di fila. Si finisce "miracolosamente" a Firenze, Milano, Perugia e nonostante la nostra voglia di "telecinesi", ci si ritrova le solite tre o quattro nella mia macchina e si spende più di quanto possiamo permetterci (che prima o poi qualche volta non torniamo più a Pietrasanta, ci spero sempre sai?).
Mi sa che ci speriamo tutte.
Niente da dire contro il paese... un po' verdino, un po' marroncino, un po' azzurrino, più che altro molto "brizzolato", vaffanculo ‘sto paese di vecchi provinciali e gufi... non c'è un muro così alto da non poterlo scavalcare, ma non c'è neanche un buco da permettermi una fuga più rapida e intanto ne rimango impantanata e questo fango sporca.
Ti devo chiedere scusa per una cifra di cose...
I messaggi sul cellulare, le telefonate, i bigliettini vari, lo "spionaggio", queste lettere, che però sono solo l'ultima dimostrazione dell'affetto che ho per te, perciò non ti chiederei poi tanto scusa per queste, ma per il resto sì. Così mi ritrovo a 13 concerti degli AFTERHOURS, mi faccio ridere da sola, ma da una parte è "vitale", per uscire da questo mondo, e importante che tu sia così "erotico", è piacevole la miriade di pensieri che provochi. Spero che tu non sia mai una "stellastanca". Piccolo uomo ho urlato le tue canzoni e qualcosa di solido mi si attorcigliava nello stomaco pensando che un tempo qualcuno le urlava a me.
La pioggia mi invita ad andare a dormire, vorrei portarti con me e in un certo senso lo faccio.
Buonanotte!!!
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