SI PARLA SOLO DI NOTTE
concerto-spettacolo
"Dialma Ruggiero" - Via Monteverdi 117
realizzato da
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evento realizzato nel contesto del
progetto provinciale di Arte contemporanea
"DIVERSITÀ"
PIC 2008/2010 Regione Toscana
Regione Toscana |
Provincia di Massa Carrara |
Comune di Bagnone |
siparlasolodinotte
A. P.O.P. P.O.E.M.
agrutu! piccola opera poetica poco opportunista e musicale
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«...cette lumière secrète venue du noir.»
«...qualcuno ci ha parlato del pazzo, il folle, il matto, il disadattato, l’idiota, quello che non riesce ad affermarsi, quello che non riesce a fermarsi, il senza dio,
il senza io, quello che parla troppo, quello che tace troppo, quello che non risponde alle domande, quello che formula domande di continuo. Qualcuno ci ha detto che il
pazzo è uscito dal tunnel del ventre materno verso le quattro del mattino, notte fonda se l’inverno è alle porte, notte fredda, se le porte sono aperte. Qualcuno si è
fermato in mezzo al deserto, ha piantato una tenda nera come il cielo, ha dato fuoco al fuoco con gesti antichi e sicuri, ha chiesto ai bambini viandanti di disporsi
in semicerchio attorno alle fiamme, ha domandato loro di chiudere gli occhi, ha cominciato a parlare con voce lenta e profonda. A parlare del pazzo. I riflessi vivaci
e cangianti del bivacco rendevano il buio ancora più buio. Il faro della sua voce - la voce di qualcuno - era l’unica vera luce. La distrazione è il principio di
tutti i mali - cominciò così, quasi sussurrando. State attenti, dunque. Ascoltate. E qualcuno ci parlò, ci parlò, a lungo, tutta la notte, fino a diventare una
ninnananna cantata dall’infinito del cielo. Quando tutti erano ormai entrati nel sonno sognando le onde alfa e le onde delta della voce, qualcuno disse a ciascun
corpo addormentato e a quelli ancora desti dei cammelli: "tu sabah al khayr... que tu te réveille bien, dans la santé, que tu te réveille encore le matin,
vivant - l’idea religiosa di riuscire ad attraversare la notte e il buio pour rejoindre le jour et la lumière".»
«El espajo estrellado se refleja en sonidos.»
«Divenire non significa mai imitare, fare come, e neanche conformarsi a un modello, fosse pure quello della giustizia o della verità. Non c’è un termine da cui
si parte, né uno a cui si arriva o si deve arrivare. E nemmeno due termini che si scambiano fra loro. Chiedere "che cosa stai diventando" è una cosa particolarmente
stupida, dato che man mano che uno diventa, muta in se stesso tanto quanto muta ciò che egli diventa. I tipi di divenire non sono fenomeni di imitazione, né di
assimilazione, bensì di doppia cattura, di evoluzione non parallela, di nozze tra due reami. Le nozze sono sempre contro natura. Sono il contrario della coppia. Non
ci sono più macchine binarie: domanda-risposta, maschile-femminile, uomo-animale, ecc. Ecco, una conversazione potrebbe essere semplicemente questo, il tracciato di
un divenire.»
«Les étoiles sont des clous fourrés dans l’infini de mes yeux.»
«L’intelligenza non risponde alla bestialità [bêtise], alla stupidità: è la bestialità già vinta, l’arte categoriale di evitare l’errore. Lo studioso è
intelligente. Ma è il pensiero che s’affronta alla bestialità, col suo sguardo immerso in questo cranio senza candela. È la sua propria testa di morto,
la sua tentazione, il suo desiderio, forse, il suo teatro catatonico. Al limite, pensare sarebbe contemplare intensamente, da molto vicino, e quasi fino
a perdervisi, la bestialità; e la stanchezza, l’immobilità, una grande fatica, un certo cocciuto mutismo, l’inerzia formano l’altra faccia del pensiero - o
meglio il suo accompagnamento -, l’esercizio quotidiano e ingrato che lo prepara e che subito esso dissolve. [...] [Il filosofo] deve essere inoltre di "umore cattivo"
tanto quanto basta per restare di fronte alla bestialità, per contemplarla senza un gesto, sino alla stupefazione, per avvicinarsi ben bene a essa e mimarla,
per lasciarla montare lentamente in sé (è forse questo che si traduce eufemisticamente: essere assorbito nei propri pensieri), e attendere, al termine mai
bissato di questa preparazione accurata, lo choc della differenza: la catatonia muove il teatro del pensiero, una volta che il paradosso abbia rovesciato
il quadro della rappresentazione...»
«...night is falling / love is falling / life is falling / everything’s falling / that’s the law / the law of gravity / that’s why I feel / I feel so low
/ I feel so down / so down and out / I need a way out / out to the sky / the black night sky / the dark night sky / where I could die / where I could fly
/ where I could hide / hide for a while / to sleep at last / to sleep sound and fast / no need to be seen / no need to be clean / no need of the sun
/ just dream on and run / just dream on and run / just dream on and run / run away from the sun / run away from the sun / for night is falling
/ we are all falling / we are all falling...»
«Ciòh più ragno che cervello, ché da piccino ci credevo che tutti i ragni m’entrano nei buchi vari. Uno penetrò nel mi’ cerebro. Ivi s’installò.
Architettò ‘na ragnatela perfetta pe’ intercetta’ i mi’ pensieri imperfetti (com’ c’al fuss’r mosche stercorarie, i pensieri, mosche eterne,
mosche effimere, che magari fossi un asino, li caccerei con la coda, questi pensieri mosche...). Là (come dicono i francesi - qui e ora)
posso ancora dire e ribadire che ciòh più ragno che cervello. Gùdnàit»
«...l’arte contemporanea di arrangiarsi...»
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